12 Gennaio - Giretto ai Piani d'Artavaggio e al Corno Zuccone
Scheda sintetica
- Punto di partenza e di arrivo: Reggetto (circa 960 m)
- Dislivello complessivo: circa 1200 m (sola salita)
- Distanza percorsa: circa 16.8 km
- Tempo impiegato: circa 2 ore e 30 minuti andata; circa 3 ore il ritorno
- Punti di appoggio: Rifugio Casari (1638 m); Rifugio Nicola (1870 m); Rifugio Cazzaniga Merlini (1885 m)
- Materiale consigliato: normale da escursionismo; utili ramponi in caso di neve o ghiaccio
- Difficoltà: E tutto il percorso; EE solamente i pochi metri per salire alla vetta del Corno Zuccone
- Traccia GPS: download
Per questa piacevole escursione, dobbiamo raggiungere Reggetto, frazione di Vedeseta. Purtroppo, la deviazione da prendere per raggiungere l’abitato dalla strada principale non è ben segnalata, ma si possono seguire le indicazioni per il Campo Gulliver, che è a pochi metri di distanza da Raggetto. Raggiunto il bel paesino, lasciamo l’auto in un largo prato dinnanzi alle abitazioni. Alle spalle di un lavatoio con fontana partono i segnavia CAI 150 e 152. Seguiamo le indicazioni su una stradina che esce dal paese sino a che, pochi metri dopo le case, i due segnavia si dividono (indicazioni pitturate su un muretto di cemento): il 152 va a sinistra (indicazioni per il Corno Zuccone); il 150 va a destra (indicazioni per Artavaggio). Noi seguiamo quest’ultimo. Il sentiero sale piacevolmente tra boschi di faggi e radure pascolive, lambendo numerose baite, sino ad incrociare una recente mulattiera che fa servizio a tutte le baite ancora in attività della zona. A questo punto si segue la comoda mulattiera che ci consente di raggiungere, senza particolare sforzo, i bei pascoli dei Piani d’Artavaggio, in corrispondenza dell’ormai abbandonato Albergo degli Sciatori. Se ci si vuole fermare a mangiare, la zona è piena di strutture che offrono un ottimo servizio e ottimi cibi: c’è solo l’imbarazzo della scelta! Noi oggi abbiamo optato per proseguire sino alla parte alta dei Piani e per fermarci al Rifugio Nicola (1870 m). Per il ritorno, si può seguire la stessa strada fatta all’andata, oppure si può fare un piccolo anello. In quest’ultimo caso, dobbiamo raggiungere l’Albergo degli Sciatore e lì, anziché piegare a sinistra sul segnavia 150 (indicazioni per Reggetto/Vedeseta), continuiamo a destra sulla mulattiera diretta a Culmine San Pietro (segnavia 151). Continuiamo per circa un chilometro e mezzo, sino ad incrociare una mulattiera che si abbassa alla nostra sinistra (palina segnaletica e indicazioni per Reggetto/Vedeseta; sentiero 152). Seguiamo quindi questa mulattiera, che raggiunge una baita proprio sotto al Corno Zuccone, ben visibile davanti a noi. Raggiunta la baita, la mulattiera termina e sembra non proseguire oltre alcun sentiero. In realtà, segnato forse un po’ male, in fondo al prato antistante la baita, tutto sulla destra, riprende il sentiero (cartello appeso ad un albero). Ora seguiamo la traccia che si spinge fin proprio sotto al castello sommitale del Corno Zuccone. Ignoriamo una traccia che si abbassa alla nostra destra e, con un po’ di fatica nel trovarla, seguiamo una labile traccia che si sposta sul versante ovest del Corno Zuccone (bolli verdi e bolli blu dipinti sui sassi e sugli alberi, molto sbiaditi). La traccia ora diviene un po’ esposta e decisamente scomoda: sale per un breve tratto in diagonale su erba scivolosa, con un saltino verticale sulla nostra sinistra (non molto alto, ma quanto basta per ammazzarsi in caso di caduta!). Questo tratto va affrontato con la dovuta cautela e con condizioni idonee del terreno. In alternativa, la traccia che si abbassa a destra prima di questo tratto, aggira la cima alla sua base. Comunque, dopo questi metri un po’ esposti si perviene ad una selletta più agevole dalla quale, piegando a destra, in breve si perviene alla vetta del Corno Zuccone (1458 m; statua della Madonna realizzata con le lamiere recuperate dai bombardamenti della Dalmine durante il secondo conflitto mondiale). Dalla vetta, torniamo alla vicina selletta e scendiamo in direzione opposta a quella salita, sulla traccia che ora si fa meno pericolosa. Scendiamo un tratto su roccette ancora un poco esposto, poi un tratto su un pendio erboso ripido e, infine, entriamo nel bosco. Qui finiscono i bolli verdi e blu e tornano a comparire i classici segnavia bianchi e rossi, che seguiamo sino ad abbassarci all’ormai vicino punto di partenza.
Ecco alcune foto della giornata, in compagnia dei miei compagni di università Emanuele e Alice:
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